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Pinsa romana: storia, particolarità e ricetta

Non proprio una pizza, ma nemmeno una focaccia: scopri le caratteristiche della pinsa romana e la sua ricetta!

C’è la pizza napoletana, c’è la pizza romana e c’è la pinsa romana. Il ceppo, è vero, è sempre lo stesso, ma le differenze non sono poche, soprattutto per quanto riguarda quest’ultima. Si tratta infatti di un lievitato che rinuncia alla classica forma tonda della pizza, per “accontentarsi” di una forma allungata, che potremmo definire vagamente ovale.

Realizzata con una miscela di farine differenti, può essere condita con i più diversi ingredienti, senza porre limite alla fantasia. Ma da dove nasce la pinsa romana? Chi è nato prima, lei o la pizza? E, soprattutto, come si prepara? Vediamo storia e ricetta della classica pinsa romana.

Storia della pinsa romana
La ricetta della pinsa romana, per prepararla in casa

Storia della pinsa romana

C’è un divertito dibattito su chi, tra pizza e pinsa, sia venuto prima. Ebbene, per molti versi sembra che la più anziana sia propria la pinsa romana, che potrebbe quindi essere vista come una proto-pizza. D’altronde, la pinsa romana viene nominata nientepopodimeno che da Virgilio, nel settimo libro dell’Eneide, allorquando l’eroe troiano arriva alla corte di re Latino e si trova di fronte a delle gran focacce allungate.

A quanto pare la vecchia pinsa romana era un piatto povero, preparato dai contadini che abitavano fuori dalle mura di Roma, con farine di miglio, di farro e di orzo, unite a sale e a erbe aromatiche. Questi ingredienti venivano impastati e cotti a formare delle schiacciate: il nome di questa ottima focaccia deriverebbe proprio dal verbo latino per schiacciare e allungare, per l’appunto “pinsere”.

Ma come si prepara in casa la la pinsa romana?

La ricetta della pinsa romana, per prepararla in casa

Come si diceva, tra le peculiarità della pinsa vi è il fatto di usare un mix di farine differenti. Ecco quindi che per preparare questa focaccia in casa dovremmo avere:

  • 600 grammi di farina di frumento
  • 30 grammi di farina di riso
  • 25 grammi di farina di soia
  • 500 ml di acqua (fredda)
  • 8 grammi di lievito in polvere
  • 12 grammi di sale
  • 10 grammi cucchiaio d’olio extravegine di oliva

Per iniziare, versare tutte le farine e il lievito nella ciotola della planetaria munita di gancio, e azionarla. Fatto questo, mentre la planetaria gira, versare 400 ml di acqua fredda, e lasciar lavorare per 4-5 minuti. A questo punto, sempre senza fermare il gancio, aggiungere l’acqua restante, il sale e l’olio, e quindi far girare altri 15 minuto. A questo punto dovremmo avere un impasto ben incordato, asciutto e omogeneo: se così non è, lasciamo lavorare la planetaria ancora per qualche minuto.

Ora inizia la fase del riposo: il panetto di impasto va messo in pellicola e quindi in frigorifero, dove deve restare per almeno 24 ore. Qualche ora in più però, non fa affatto male, anzi. Passato questo tempo, si potrà estrarre l’impasto dal frigorifero e formare alcuni panetti, in base al numero e alle dimensioni delle pinse che si vorranno preparare (tendenzialmente tra i 4 e i 6 panetti). L’impasto così diviso dovrà riposare altre 3 ore prima di poter essere steso con gli appositi strumenti della linea Calder: durante questo intervallo l’impasto crescerà notevolmente.

A questo punto i panetti andranno stesi e quindi adagiati su una teglia da forno debitamente unta, per essere messi in forno per 15 minuti, a una temperatura di 200 gradi. E i condimenti? La ricetta classica della pinsa romana prevede che questi siano aggiunti a fine cottura: per renderla più gustosa, prima di inserirla in forno, è però possibile cospargerla con olio, rosmarino e con un po’ di sale (meglio se grosso).

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