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Le frappe (o chiacchiere, o bugie) di Carnevale: la ricetta

Le frappe (o chiacchiere, o bugie) di Carnevale: la ricetta

Puoi chiamarle frappe, bugie, chiacchiere, cenci e in altri modi, ma il succo – anzi, il fritto – resta il medesimo: ecco la ricetta delle frappe di Carnevale!

 

Mettere d’accordo tutti sul nome delle frappe è impossibile: un po’ tutti le chiamano in modo diverso, e qui e lì ci sono delle leggere sfumature per quanto riguarda il sapore e la forma. In fin dei conti, però, si tratta del medesimo dolce: vediamo quindi le diverse declinazioni regionali delle frappe (o delle chiacchiere, o delle bugie, o dei cenci) e quindi passiamo alla ricetta!

Le origini delle chiacchiere
Le frappe e le varie interpretazioni regionali
La ricetta delle frappe

Le origini delle chiacchiere

Questo tipico dolce di Carnevale, a quanto pare, sono l’elaborazione ‘moderna’ dei frictilia, ovvero di dolci fritti che venivano preparati dagli antichi romani proprio in questo periodo in onore dei Saturnali. Del resto, la semplicità della ricette delle frappe non nasconde la sua nascita povera: farina, burro, zucchero, talvolta latte, uova e sì, per viziarsi un po’ di più, un po’ di liquore.

Eppure questi dolci così semplici hanno conquistato l’Italia intera, e anzi, ogni regione sembra avere una tradizione tutta sua per quanto riguarda la preparazione delle chiacchiere.

Le frappe e le varie interpretazioni regionali

Ma quanto nomi hanno le frappe ? Cerchiamo di fare ordine: “chiacchiere” è il nome usato per lo più in Meridione e in Lombardia (anche se a Mantova si preparano le “lattughe”). Nel Triveneto si parla invece di “crostoli”, e qui la grappa prende il sopravvento sugli altri sapori. Ma non è una regola assoluta: a Venezia e a Verona ci sono i “galani”, col vino bianco o con la variante del rosolio. In Piemonte si preparano invece le “bugie”, tendenzialmente romboidali e piccole, e talvolta eccezionalmente ripiene e di marmellata (o persino di cioccolato). All’interno dello stesso Piemonte, peraltro, ci sono grosse differenze, con le “gale” di Vercelli e le “gasse” di Alessandria.

E il termine frappe, invece, dove si usa? Le “frappe” e le “sfrappole” sono emiliane, e si fanno con l’anice o con il rum. Ma non è tutto qui: chi conosce la ricetta dello gnocco fritto non dovrebbe stupirsi di scoprire che le frappe si friggono nello strutto. Dall’altra parte dell’Appennino, in Toscana si parla di “cenci” e di “donzelle”, qui e lì nobilitate con il vinsanto.

In Abruzzo e in Molise si aggiunge il limone e si corregge con il Marsala, a preparare le “cioffe”, mentre in Umbria si esce ulteriormente dagli schemi con l’alchermes. Al Sud, dove prevale come anticipato il termine chiacchiere, si varia tra rum, limoncello e cognac.

La ricetta delle frappe

Dopo questa divagazione geografica e lessicale, vediamo come preparare le frappe a casa, con quella che sembra essere la ricetta che va per la maggiore. Sì, ovviamente le chiacchiere si possono comprare in qualsiasi pasticceria nel periodo di Natale, ma è sicuramente più divertente prepararle in casa! Ecco gli ingredienti:

  • 500 gr farina 00
  • 50 gr burro
  • 50 gr zucchero a velo
  • 120 ml latte
  • 1 scorza di limone bio
  • 30 ml di grappa
  • 2 tuorli
  • 1 pizzico di sale
  • olio di arachidi

Si inizia impastando la farina, il burro a temperatura ambiente e lo zucchero, aggiungendo via via i tuorli, la scorza di limone grattugiata, il sale e la grappa. Quando l’impasto sarà omogeneo, aggiungere anche il latte, e continuare a impastare usando verso la fine anche le mani. Quando tutto sarà omogeneo, avvolgere il panetto nella pellicola e mettere a riposare in frigorifero almeno per mezzora.

Passato questo lasso di tempo, tirare la pasta con il matterello come quello del marchio Silikomart, fino a uno spessore di circa 2 millimetri: chi non vuole fare troppa fatica può usare una macchina per tirare la pasta. A questo punto, con una rotellina dentellata, si può dare forma alle chiacchiere, e quindi immergerle poche alla volta nell’olio caldo: quando saranno dorate, saranno pronte per essere scolate, appoggiate su carta assorbente e quindi cosparse con dello zucchero a velo per essere servite.

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