Storica, affascinante, al centro di un rito casalingo che celebra il caffè dal gusto pieno come momento di relax e di convivialità: oggi parliamo della cuccumella
A Napoli la chiamano “cuccumella”, diminutivo di “cuccuma”, che indica invece un vaso di rame o di terracotta. Al nord la chiamano invece “cogoma”, a partire probabilmente dalla medesima radice etimologica. Parliamo, ovviamente, della caffettiera, e nello specifico della caffettiera napoletana, ovvero la comune macchinetta per preparare il caffè in casa fino all’avvento della moka, così come ideata e brevettata da Alfonso Bialetti nel 1933.
Indubbiamente, infatti, la moka che conosciamo tutti è molto più pratica della caffettiera napoletana, e permette inoltre di preparare il caffè più rapidamente. Eppure ci sono ancora tante persone che, preferendo un caffè più leggero, utilizzano ancora oggi la caffettiera alla napoletana, tuttora in produzione in alcune selezionate aziende. Optare per la cuccumella, di fatto, significa avvicinarsi al caffè con un altro approccio: non è la bevanda bevuta in fretta e furia la mattina prima di uscire di casa, magari senza nemmeno sedersi, quanto invece il caffè fumante della pausa, della convivialità, dell’amicizia, senza fretta. Ma da dove arriva la caffettiera napoletana?
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La storia della caffettiera napoletana
La storia della caffettiera napoletana è un po’ incerta. Si dice che la prima caffettiera di questo tipo fu inventata a Napoli già nel 1700 secolo, a partire dalla caffettiera a filo messa a punto nel 1691 da Du Belloy. C’è però anche un’altra versione, che vede la caffettiera napoletana inventata non in Campania, e nemmeno in Italia, quanto invece in Francia, da Morize, nel 1819. A farla diventare “napoletana” sarebbe poi stato il largo utilizzo fatto nella città partenopea, sospinto anche da un famoso libello di Pietro Corrado, volto a sottolineare le tante qualità di questa bevanda “esotica”.
A differenza di quanto accade con la moka, la caffettiera napoletana funziona con la sola forza di gravità: per questo il caffè impiega maggiore tempo a essere pronto.
Come si usa la caffettiera napoletana?
Le persone che sono abituate a utilizzare esclusivamente la moka potrebbero incontrare qualche piccola difficoltà iniziale nel preparare il caffè con la moka napoletana, la quale sovverte alcuni movimenti.
A mettere in difficoltà è il numero maggiore di elementi: abbiamo infatti il serbatoio cavo, il serbatoio forato, il filtro, la caffettiera (ovvero la parte in cui si troverà il caffè una volta pronto) e infine il coperchio.
Prima di tutto, smontiamo tutti i pezzi, poi partiamo con la polvere di caffè macinato: parliamo solitamente di circa 5 grammi di caffè per ogni tazza, a macinatura media. Poniamo il caffè nell’apposito serbatoio bucherellato, il quale viene poi chiuso con l’apposito filtro. A questo punto passiamo all’acqua, che va versata nel serbatoio cavo fino al limite indicato: in questo serbatoio va poi posizionato il serbatoio in cui abbiamo versato il caffè, completo di filtro, per poi montare anche la parte finale, la caffettiera, provvista di beccuccio. Ora possiamo mettere il tutto sul fuoco: il serbatoio sarà sotto, mentre la caffettiera, con beccuccio rivolto verso il basso, sarà sopra.
Dopo alcuni minuti, al bollire dell’acqua, la caffettiera inizierà a emettere un piccolo getto di vapore. È il momento di spegnere il fuoco e capovolgere la cuccumella, con un movimento veloce e deciso. Pian piano, in circa un minuto, il caffè scenderà nella caffettiera, pronto per essere bevuto: si staccherà quindi questa parte dal resto della macchinetta e la si chiuderà con l’apposito coperchio. Buon caffè!